Da quanto tempo si parla del ritorno del vinile? Quanti scettici ci sono difronte queste notizie? Da diversi anni si discute di un incremento della produzione di vinile, chilometri di lettere (cit.) si estendono ormai nell’etere al fine di analizzare, decifrare, smontare, fomentare il discorso riguardante uno degli oggetti di maggiore culto nella storia della musica.

Personalmente, ho ripreso a comprare musica su supporto fisico (prima erano decina di gigabyte di acquisti su bandcamp e iTunes) da qualche anno grazie al vinile, perché di cassette ormai non se ne parlava più dai tempi del liceo (fine anni 90) e i cd non sono mai stati la mia tazza del the – pur possedendone diversi e sempre in aumento, tra acquisti e regali dalle tante band e uffici stampa che mi riempiono la casa di suoni.
Insomma, ho continuato a comprare musica ma non con la passione con cui lo faccio quando compro il vinile: annuso la copertina per sentirne l’odore (sapete che ogni copertina, in base alla carta usata, la plastificazione, la colorazione, ha un odore diverso?); sfilo via il disco producendo quel rumore affascinante provocato dal contatto tra il vinile e la bustina che lo contiene; guardo fronte e retro della “custodia”; leggo i testi, booklet e crediti quando ci sono; metto il disco sul piatto, faccio partire la musica, aspetto qualche secondo per aggiustare il volume in base al disco e alle mie esigenze e poi mi lascio trasportare.

Evidentemente, siamo in molti a fare così da un po’ di tempo (certo, ce ne se sono tanti che lo fanno da sempre), catturati da una nuova ondata di musica vinilica e affascinati dal concetto stesso, perché secondo il rapporto della RIAA (Recording Industry Association of America) nel 2018 la vendita di dischi in vinile ha toccato i livelli del 1988, con un incremento percentuale dell’8% rispetto al 2017. Certo, nel 1988 probabilmente non fu boom di vinili perché il Compact Disc era all’inizio del suo periodo di massimo splendore, ma rispetto ai proclami degli ultimi anni sulla morte del supporto fisico e via dicendo, diciamo che ci troviamo difronte ad una forma fisica discreta. Il 75% è sempre in mano allo streaming ma se l’11% è di download e il 12% riguarda l’acquisto di supporti fisici, sembra che dopo la comodità dello streaming sia più bello ascoltare la musica in un diverso formato (magari in vinile)

Per festeggiare metterò su un disco, augurando buon mercoledì anche ai nuovi arrivati della newsletter di To Tape.

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