Non ci facciamo mai troppo caso, forse.

La vita che sta dietro un programma radiofonico è molto complicata e ciò che determina la continua immersione nella costruzione di ogni puntata è il desiderio di raccontare: che sia un disco, un libro, una ricetta, una storia; un qualcosa che, secondo il pensiero di chi sta dietro il microfono, è importante farlo sapere a più persone possibili.
Ogni qualvolta spengo il microfono, perché un’altra puntata è finita, mi rendo sempre conto che non basta mai, è troppo poco ma anche troppo “tanto” in quel poco, ché a ripensare quanto sia lunga la gestazione di ogni puntata per sole due ore a settimana, vengono sudori freddi.
Non sempre quando si va in onda si è ispirati, perché raccontare è un arte, non tutti ce l’hanno e siamo più quelli normali dei “miracolati” a cui viene tutto molto naturale. E quando non si è ispirati e il puro senso artistico viene meno, comunque tu sei lì, hai davanti un oggetto cilindrico in cui versare i tuoi pensieri e farli arrivare dall’altra parte di chi ti ascolta.
Ecco il punto di tutto: chi ti ascolta.
Il pensiero che individui, conosciuti o meno, stiano lì dietro ai tuoi discorsi, alle tue proposte, ai tuoi errori e consigli, impieghino il loro tempo per te, è già di per sé un evento straordinario.

Ha deciso di passare un momento della sua vita con te (aggiungendone sempre di nuovi, di puntata in puntata), ascoltando ciò che hai da dire e consigliare, ciò che hai da imparare e scoprire, ciò che vuoi comunicare ad una platea potenzialmente infinita.
Non ci facciamo mai troppo caso ma questa è la magia della radio.

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